Tempi moderni, Chaplin rivive con Cleofe Finati by Archetipo

Un puntino bianco si muove come in un vortice. È una cellula impazzita nel cervello e ci guida nel sogno. Lo seguiamo per trovarci nel delirio di una macchina da presa. L’attore non siamo noi. Cammina difronte a noi. È l’uomo della collezione 2015 di Cleofe Finati by Archetipo. Insieme al regista entriamo nella vita del personaggio: un  dandy metropolitano ipercontemporaneo. Con passo sostenuto, vediamo sfilare l’uomo upper class di fine ‘800 e inizio ‘900. Ragazzi dall’aria scanzonata, ma dall’intelligenza arguta. Come Oscar Wilde, partigiani di uno stile dirompente. Le gambe sono affusolate in pantaloni attillati, che lasciano in evidenza l’agilità come valore di stile.
Le giacche monopetto, con uno o più bottoni, aderiscono e tengono alta la chiusura del busto. La svasatura in basso si apre all’altezza delle tasche inclinate, per slanciare la figura e lasciare in vista la fascia dei pantaloni. La silhouette è verticale. Tutto prende nuove proporzioni. Le linee guida possono esse classiche o contemporanee, accompagnano il corpo con marsine, bretelle o gilè, si appoggiano a bastoni e indossano cilindri, bombette e coppole. Ai piedi stivaletti, babucce di lusso o stringate. Le tecniche sartoriali tradizionali assumono un’estetica moderna. I tagli sono puliti e i volumi urbanistici. Nell’incontro col modello Charlot, Chaplin si imbosca nel matrimonio d’oggi.
L’opera d’arte, nei tessuti, narra l’expertise della casa di moda, con la seta lana tinto in filo o le sovrastampe in broccato jacquard, indicative della linea accessori. Questi ultimi sono variopinti e personalizzati, con stampe che dal cashmere ingigantito e sgranato trasfigurano nella volitività dei fiori. Mussole o pizzi poggiati su raso lucido imprezziosiscono camicie e cinture. Polsini staccabili o fazzoletti chiusi a rosa sono dettagli ricercati. Infine, i colori sono la frontiera su cui combattono queste armate di tessuto: verde-azzurro che con il blu sono “eroi” di tendenza. Viola spirituale che con l’écru si fanno meditativi  come sabbie desertiche assorte nel sole. I tradizionali grigi fanno pace con i neri saturati. La garanzia resta solidale: non basta mai un abito a fare il monaco, ma quando l’abito ispira il ruolo, il personaggio si crea da sé.

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