Il matrimonio e non solo secondo Felicia Kingsley

Felicia Kingsley, pseudonimo per Serena Artioli, si laurea in architettura all’Università di Parma.

Nel 2016 autoproduce il suo primo romanzo Matrimonio di convenienza con lo pseudonimo di Felicia Kingsley, che raggiunge il secondo posto degli ebook più letti del 2017.

In Italia ha venduto più di 500 000 copie ed i suoi romanzi sono stati tradotti anche in inglese e ceco.

Nel 2020, nella classifica degli ebook del genere romanzo rosa del Kindle Store i suoi romanzi erano alla prima e terza posizione.

Ho scambiato con lei quattro chiacchiere per capire qualcosa del suo mondo e di cosa pensa del mondo del wedding.

Matrimonio di convenienza è un bestseller, come lo hai pensato un libro così dove le differenze radicali tra due modi di vivere diventano il tema centrale?

Credo che le contrapposizioni siano l’anima di una storia, se i personaggi non si confrontano tra loro il romanzo è morto. Un romance narra il viaggio di due persone che si avvicinano una all’altra, quindi mi è sembrato divertente partire da due poli opposti come un duca inglese e una truccatrice allevata da due hippy.

Le tue storie sono pronte per diventare film, cosa che accadrà presto per Non è un paese per single i cui diritti audiovisivi sono stati comprati da Italian International Film – Gruppo Lucisano. Le trame le concepisci già pensando ad un eventuale sviluppo televisivo o filmico, oppure no?

In realtà il libro altro non è che il film che vedo dentro alla mia testa, quindi involontariamente le storie che scrivo si basano su un impianto “audiovisivo”, questo spiega anche la forte presenza di dialoghi.

Il matrimonio in Italia è un settore che non conosce crisi, con buona pace della pandemia. Tu cose ne pensi dei matrimoni trash che vanno per la maggiore vedi anche il Boss delle cerimonie?

Non giudico chi ama i matrimoni sfarzosi ma, se dovessi sposarmi, preferirei una cosa intima e veloce… e investire tutto nel viaggio di nozze!

Che tipo di cerimonia ti piace?

Magari su una spiaggia tropicale o un matrimonio a Las Vegas con il prete vestito da Elvis. Una cosa sobria, insomma.

L’episodio più incredibile legato al wedding quale è stato?

Non sono un’esperta di matrimoni. Ho smesso di frequentarli dopo che da piccola ho presenziato a tutti quelli dei miei cugini (mio padre è l’ultimo di sette fratelli). Sono a credito per tutta la vita.

In questo marasma fatto di confettate, fotografie, invitati, filmini, menù, dress code, resta ancora un po’di posto per i sentimenti?

Io non sarei così cinica, se un matrimonio è sfarzoso non per forza deve essere meno vero. Ho conosciuto coppie che poi hanno deciso di separarsi nonostante una cerimonia più contenuta, quindi non penso che la genuinità del sentimento sia rapportabile alla grandezza dell’evento.

Mi racconti l’origine del tuo pseudonimo, se puoi e vuoi, ovviamente?

Felicia è un nome che va molto vicino al mio vero, e augurarmi felicità mi sembrava di buon augurio. Kingsley è invece un cognome che usavo spesso per i personaggi delle fan fiction che scrivevo ai tempi del liceo, quindi l’ho adottato per affezione.

Un’ultima curiosità, che credo sia anche dei lettori, tu pubblichi con un colosso dell’editoria come Newton Compton Editori, ma hai iniziato con l’autopubblicazione, ma davvero tutti possono scrivere libri, secondo te?

La formula corretta per parlare dell’autopubblicazione è dire che tutti hanno la possibilità di pubblicare un libro e metterlo alla prova sotto l’occhio dei lettori. Io non sono nessuno per dire chi può scrivere o meno.

A cura di Roberta D’Agostino

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