Mai senza gioielli

Bracciali e collane preziosi dall’aria tribale e neo hippie sotto il solleone, catene lunghe d’oro giallo, massicce o sottili con pendenti. Gioielli da abbinare al costume da bagno, iper scollato e rigorosamente intero, al tramonto. La notte? Grandi pietre colorate o diamanti scintillanti alle orecchie e alle dita. Questi i gioielli irrinunciabili da mettere in valigia e da indossare in questi mesi. A detta di studiosi e stilisti di moda più rinomati, questa sarà dunque un’estate più brillante con gioielli irrinunciabili anche in costume da bagno, come si è visto sulle ultime passerelle della moda primavera/estate di Parigi, Milano e New York. Una buona fetta del mondo si ingioiella e questo anno più del solito.

Nel 2016, che ancora non è finito, sono stati già spesi 316 miliardi di dollari in anelli, collier e bracciali preziosi, il 3% in più rispetto al 2015. Lo dimostra il nuovo report globale condotto da Euromonitor International dedicato al mondo dei preziosi, dai gioielli più costosi a quelli più commerciali. D’oro puro con gemme rare o placcatissimi e tempestati di zirconi non importa, nel mondo cresce sia il mercato dei gioielli più raffinati e preziosi che quello dei monili più informali. “Il primo, quello dei gioielli più costosi e frutto della più avanzata tecnologia. cresce a ritmi più rapidi del mercato dei monili più commerciali, anche se entrambi registrano fatturati in evidente aumento“, commentano gli analisti Euromonitor.

A sorpresa nel mondo non sono più le russe le più spendaccione in preziosi (il mercato russo è calato del 6% nell’ultimo anno), i gioielli sono invece sempre più ambiti nei paesi dell’Asia, soprattutto in Cina (con vendite raddoppiate negli ultimi 5 anni) e in India. Le inglesi e le tedesche sono questo anno le più ingioiellate d’Europa, secondo gli analisti. Le italiane? “L’Italia ha rappresentato il settimo mercato più esteso al mondo nel 2011, ora si piazza all’11/esimo posto, con un calo del 5% nell’ultimo anno, con una spesa di 3,9 miliardi di dollari”, spiegano gli autori della ricerca. “A livello europeo, invece, le italiane occupano la terza posizione, superate solo dalle tedesche e dalle inglesi”.

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