(Di Raffaella Maffei) – Non ci sono amori in miniatura, amori estivi, amori così così: i soli amori che contano sono infiniti. Amore senza fine di Scott Spencer è forse il libro più potente scritto sull’amore giovanile. Amato e rispettato da scrittori, critici e lettori, è una intensa, viscerale meditazione sulla passione che diventa l’unico motore di una vita. Gli anni scorrono come fiumi in piena. Nel lasso di un temporale estivo, dimentichi fatti ed emozioni. A meno che non ti siano riportate alla mente – e al corpo – da un libro come questo. Quando l’ho letto non vedevo l’ora di finirlo, per chiudere ciò che aveva riaperto. È come entrare nella macchina del tempo: ritorna tutto, forse troppo vivo. Un misto di nostalgia, rimpianti, insostenibile tenerezza, commozione, la melanconica consapevolezza di essere stata amata in quel modo folle, l’assurda voglia di tornare indietro, per rimettere a posto quello che poi è andato storto. Trascinante, furioso, di forte ed esplicito erotismo.
Amore senza fine racconta la storia di due ragazzi, David Axelroad e Jade Butterfield, della discesa agli inferi di un amore, assoluto e devastante. I protagonisti, consumati dallo stupore dell’intimità e dell’attrazione reciproca, non sembrano rendersi conto di quanto il loro rapporto sia difficile da comprendere per le famiglie, ovviamente diametralmente opposte. Quando il padre di Jade allontana David dalla propria casa, il ragazzo immagina un piano per riguadagnare la fiducia dei genitori di lei. Ciò che segue è un incubo, l’immersione in un’oscurità in cui le emozioni di David sono un crimine e una malattia: telefonate anonime, lettere folli e senza speranze, baratri e timori, alla ricerca costante, inevitabile, quasi punitiva dell’unica cosa che davvero conti per lui: l’amore della sua ragazza e della sua famiglia. Amore senza fine è un romanzo che disturba, che brucia. Si ama e si odia. Esalta e mortifica. È esagerato, profondo, impossibile, lacerante. Tradotto in venti lingue, ha ispirato due dei film meno riusciti della storia del cinema, il più noto è quello di Franco Zeffirelli, nel 1981 – con Brooke Shields nella parte di Jade – ha ricevuto una nomination ai Premi Oscar 1982, per la canzone Endless Love di Lionel Richie e ai Golden Globe 1982, e sei nomination ai Razzie Awards 1981.
Non posso scrivere altro, perché ha già scritto tutto e meglio lo scrittore Aldo Costa: “Procuratevelo e provate anche voi. Ti taglia via dalla tua vita e ti incolla in quella del protagonista, quello che a diciassette anni incendia la casa della fidanzata per apparire poi come il suo salvatore. Durante la lettura non c’è modo di smettere di essere l’ombra di David. Spencer ha una scrittura che definirei grassa, quella che ti spiega un concetto in modo chiarissimo, esemplare, poi però non si accontenta del risultato, che è la comprensione, e ti condisce i fatti con alcuni, piccoli, burrosi particolari, che ti toccano dove sei sensibile e ti fanno capire che il libro sta parlando proprio con te. E così ritrovi sentimenti che avevi dimenticato nel congelatore, passioni di cui avevi perso memoria e ricordi che vivevano sbiaditi in attesa di resurrezione. Anche il sesso non manca, ce ne sono almeno dieci pagine consecutive, nelle quali Spencer non risparmia nessun particolare e che, a differenza di tutte le pagine erotiche che ho incontrato – tranne forse quelle di Henry Miller in Tropico del Cancro – non imbarazzano per la banalità delle situazioni e lo squallore delle parole utilizzate. Qui il sesso è nudo, ma tu, lettore, ti senti a tuo agio perché Spencer, Dio lo benedica, a letto ti ci porta dopo 300 pagine di preliminari, quando non ne puoi più. Qui si misura l’abilità dello scrittore: Spencer non ti assegna la triste parte del voyeur, bensì quella del glorioso protagonista. Accettarla è obbligatorio e quando il libro finisce, soffrire è automatico”.